Funzioni e disturbi dei seni paranasali
Chi non ha sofferto di sinusite, ne ha quasi sicuramente sentito parlare almeno una volta.
In effetti, i sintomi della sinusite sono piuttosto comuni. In Europa, quelli della sua forma cronica possono interessare dal 5,5% al 28% della popolazione, che si ritrova incessantemente alle prese con problemi di salute come ostruzione e congestione nasale, naso che cola, difficoltà a percepire gli odori e dolore al volto – un dolore che colpisce a livello dei seni paranasali, cioè le strutture direttamente interessate da questo disturbo.
Scopriamo, quindi, cosa sono i seni paranasali, quali sono le loro funzioni e cosa accade quando si infiammano.
Cosa sono i seni paranasali
In anatomia il termine seni paranasali viene utilizzato per indicare cavità, ovvero spazi vuoti all’interno delle ossa (nello specifico, della testa).
Esistono 4 coppie di seni paranasali; come suggerito dal loro nome, sono tutte localizzate in prossimità del naso, con cui sono in comunicazione diretta tramite piccoli canali.
A seconda dell’osso del cranio cui sono associati, i 4 tipi di seni paranasali prendono nomi differenti:
- i seni mascellari sono quelli più grandi. Si tratta di cavità a forma di piramide localizzate specularmente nella mascella
- i seni frontali hanno una forma triangolare e sono localizzati nell’osso frontale (quello che, come dice il suo stesso nome, è localizzato a livello della fronte, sopra alle orbite oculari, le cavità del cranio, simili a fosse, che contengono e proteggono gli occhi). La loro dimensione può essere molto variabile
- i seni etmoidali sono localizzati tra le orbite. Sono formati da un numero variabile tra 3 e 18 labirinti divisibili, sulla base della posizione delle loro aperture, in anteriori, mediani e posteriori
- i seni sfenoidali sono localizzati all’interno dello sfenoide, un osso posteriore rispetto agli occhi localizzato al di sotto della regione frontale del cervello, dove forma la base del cranio.
Non tutte queste strutture sono presenti sin dalla nascita. Nei neonati i seni etmoidali e mascellari ci sono, anche se molto piccoli, mentre mancano totalmente sia i seni sfenoidali sia i seni frontali.
La formazione di questi ultimi inizia intorno ai 2 anni di vita, ma le loro cavità risultano ben visibili solo attorno ai 6 anni.
Tutti i seni paranasali, invece, diventano più grandi con l’avanzare degli anni. Questo fenomeno è particolarmente pronunciato con l’uscita dei denti permanenti e durante la pubertà.
Come funzionano i seni paranasali
Le funzioni dei seni paranasali non sono state ancora del tutto comprese. Da un lato, sembrano avere un ruolo strutturale, perché aumentano il volume della struttura ossea senza aggiungere una quota significativa di massa.
Inoltre, secondo alcune teorie, la loro presenza potrebbe essere fondamentale in caso di traumi, per proteggere le strutture sottostanti, perché aiuterebbero ad attutire gli urti prima che la forza impattante possa raggiungere parti del corpo dalle funzioni più importanti.
Infine, è noto che la loro parete è rivestita da tessuto respiratorio – una mucosa ciliata che produce un po’ di muco – ed è stato dimostrato che coadiuvano le difese immunitarie della cavità nasale producendo anticorpi, enzimi e ossido nitrico.
Tutto ciò suggerisce che i seni paranasali possano contribuire a migliore le funzioni svolte dal naso.
Tuttavia, tra queste e altre ipotesi scartate nel corso degli anni (come quelle secondo cui la loro presenza rappresenti un sistema per aumentare la temperatura dell’aria inspirata, per consentire di bilanciare il peso della testa o per determinare il timbro della voce), c’è anche chi è convinto che i seni paranasali non siano funzionali a esigenze specifiche. Sarebbero semplicemente delle strutture la cui origine ha radici evolutive ancora da chiarire e che, oggi, non hanno un ruolo funzionale particolare nell’organismo umano, se non quello di fungere da porta di accesso per un eventuale intervento di chirurgia che richiede di raggiungere l’ipofisi (una ghiandola localizzata alla base del cranio) con uno strumento dotato di fibre ottiche (l’endoscopio).
I principali disturbi associati ai seni paranasali
I seni paranasali possono essere interessati da diverse patologie. Può capitare (ed è piuttosto comune) che siano asimmetrici o che manchino; solo l’assenza dei seni mascellari è rara o, comunque, è raro che manchino entrambi. Oppure può succedere che i due seni sfenoidali si fondano, dando origine al cosiddetto canale craniofaringeo.
A interessare più spesso i seni paranasali sono però disturbi di natura infiammatoria. Si tratta proprio delle sinusiti, che altro non sono che condizioni infiammatorie che interessano proprio i seni paranasali.
Spesso se ne parla in termini di rinosinusiti, perché è raro che una sinusite non sia accompagnata da una rinite (ovvero dall’irritazione e infiammazione della mucosa del naso), a cui ci si riferisce comunemente con il termine raffreddore. Non esiste, però, una sola forma di rinosinusite (o sinusite) ma ben quattro:
- la rinosinusite acuta, che compare improvvisamente e dura meno di 4 settimane, dopo le quali scompare del tutto
- la rinosinusite subacuta, che si presenta come una rinosinusite acuta di durata superiore rispetto alla norma, ma sempre inferiore alle 12 settimane
- la rinosinusite acuta ricorrente, caratterizzata dalla comparsa di 4 o più episodi di rinosinusite acuta, ciascuno dei quali dura almeno 7 giorni, nell’arco di 1 anno
- la rinosinusite cronica, caratterizzata da sintomi che persistono per almeno 12 settimane.
A soffrirne sono sia bambini sia adulti, soprattutto se:
- sono portatori di particolari caratteristiche anatomiche, come deviazioni del setto nasale o esiti di traumi o fratture che hanno coinvolto i seni paranasali o le aree circostanti
- presentano polipi nasali
- devono trascorrere molto tempo sdraiati e immobilizzati a letto (con conseguente difficoltà a liberarsi del muco)
- fanno un uso massiccio di ossigeno per via nasale (con conseguente secchezza delle mucose)
- presentano patologie che ostacolano la naturale rimozione del muco (come la fibrosi cistica), oppure che richiedono l’uso di tubi nasogastrici o nasotracheali
- sono immunodepressi.
Fra i fattori alla base della rinosinusite spiccano le infezioni delle vie aeree causate da virus: l’infezione causa congestione e infiammazione dei seni paranasali, scatena la produzione da parte delle cellule della mucosa di un muco denso difficile da eliminare e porta, così, all’ostruzione dei seni paranasali.
Anche la sinusite batterica è, in genere, una complicanza di un’infezione virale – in particolare, delle vie aeree superiori. Fra i batteri più spesso responsabili dell’infezione sono inclusi Streptococco pneumoniae, Haemophilus influenzae, Staphylococcus aureus, Streptococcus pyogenes e Moraxella.
Non manca nemmeno una minoranza di casi in cui la sinusite è associata a un’infezione micotica (in genere da Aspergillus e, nella maggior parte dei casi, in un paziente che è immunocompromesso).
Ci sono poi diverse situazioni in cui la sinusite è di origine allergica. Le allergie possono ostruire i seni a causa dell’edema della mucosa che impedisce il normale drenaggio delle secrezioni.
Fra i sintomi e i segni principali della rinosinusite spiccano:
- dolore o sensazione di pressione sul viso
- congestione facciale o sensazione di “pienezza”
- ostruzione nasale
- iposmia (riduzione del senso dell’olfatto)
- febbre.
Altri possibili disturbi (indici di rinosinusite solo se è presente almeno uno dei suoi sintomi principali) includono:
- cefalea
- alitosi
- sensazione di affaticamento
- sensazione di malessere
- mal di denti
- tosse
- mal d’orecchio.
La diagnosi è in genere clinica (vale a dire che avviene durante la visita medica) e non richiede esami di laboratorio, soprattutto se la sinusite non è associata a complicazioni. Solo in alcuni casi potrebbe essere necessario ricorrere all’utilizzo di indagini strumentali (come una radiografia) o colture (per esempio in caso di sinusiti batteriche croniche).
La terapia è basata su umidificazione, lavaggi nasali e farmaci decongestionanti (a uso locale o sistemico). Gli antistaminici sono utili solo in caso di sinusite allergica. Il trattamento topico a base di steroidi può aiutare a ridurre la congestione nasale, ma sono più efficaci quando la sinusite è cronica o allergica. Gli antibiotici, invece, sono utili solo in presenza di un’infezione batterica.
Per alleviare il dolore e l’infiammazione possono essere utili farmaci antinfiammatori steroidei (FANS).
Nella maggior parte dei casi, la rinosinusite si risolve senza complicanze. Non deve però essere sottovalutata: una gestione e una cura adeguate, da parte del medico di famiglia o dello specialista in otorinolaringoiatria, è fondamentale per non ritrovarsi alle prese con problemi più seri, come può accadere nel caso in cui l’infezione arrivi a interessare anche gli occhi.