La rinosinusite è una delle problematiche più comuni per le quali si cerca assistenza medica: secondo le stime, a 1 adulto su 8 ne viene diagnosticato almeno un episodio nell’arco della propria vita. Si tratta di una condizione prevalentemente non grave, ma che pone un problema di salute pubblica da non sottovalutare: può infatti alterare sensibilmente il benessere, la qualità della vita e la produttività di chi ne soffre ­– soprattutto in caso di forme ricorrenti o croniche o nei casi eccezionali in cui porta a complicanze –  e può comportare costi elevati per la collettività, sia in termini di spesa sanitaria, per le ripetute visite mediche e prescrizioni di farmaci, che in termini di giorni lavorativi e scolastici persi.

Approfondiamo, dunque, la conoscenza di questa patologia, le condizioni che possono favorirne la comparsa, come riconoscerla, le opzioni di trattamento disponibili e alcune utili strategie per la prevenzione.

 

Che cos’è la rinosinusite

La rinosinusite è l’infiammazione della mucosa che riveste le fosse (o cavità) nasali e i seni paranasali.

Le fosse nasali sono le due cavità canaliformi, separate nel mezzo dal setto nasale, che comunicano con l’esterno attraverso le narici e, posteriormente, con il cavo rinofaringeo attraverso aperture dette coane. I seni paranasali sono quattro paia di cavità scavate all’interno delle ossa del massiccio facciale:

  • i seni mascellari sono situati sotto gli occhi, all’incirca ai lati del naso;
  • i seni frontali sono sopra gli occhi, nell’osso frontale;
  • i seni etmoidali sono formati da diverse celle all’interno dell’osso etmoide, nell’area tra naso e occhi; i seni sfenoidali si trovano nell’osso sfenoide, al centro della base cranica.

I seni sono in comunicazione con le fosse nasali ­– in cui sboccano grazie a piccole aperture note come osti – attraverso intricati canali ossei che sono vie di passaggio dell’aria e di drenaggio.

Spesso l’infiammazione dei seni viene indicata anche con il semplice termine di sinusite, ma poiché in generale è quasi sempre accompagnata dal processo infiammatorio a carico delle fosse nasali, si ritiene più appropriato parlare di rinosinusite.

La rinosinusite viene classificata, in base alla durata dei sintomi in:

  • acuta, se la sintomatologia dura meno di quattro settimane; in presenza di quattro o più episodi di rinosinusite acuta all’anno, ciascuno della durata di almeno dieci giorni, senza sintomi persistenti tra questi episodi distinti, si parla di rinosinusite acuta ricorrente;
  • subacuta, quando le manifestazioni perdurano da 4 a 12 settimane;
  • cronica, se i sintomi si protraggono per più di 12 settimane.

 

Che cosa causa la rinosinusite

Nella maggior parte dei casi la rinosinusite acuta è di natura infettiva: deriva principalmente da infezioni di origine virale delle vie respiratorie superiori, a partire dal comune raffreddore. I virus più spesso responsabili comprendono, oltre al rhinovirus, l’adenovirus, i virus influenzali e parainfluenzali.

In alcuni casi può svilupparsi anche un’infezione batterica: in questi casi l’infiammazione della mucosa delle cavità nasali e dei seni determina gonfiore, che va a restringere o a ostruire gli osti, e altera la cosiddetta clearance mucociliare (cioè il meccanismo di auto-pulizia di cui è dotata la mucosa delle vie respiratorie), ostacolando il drenaggio delle secrezioni che, ristagnando, possono diventare terreno fertile per la proliferazione dei batteri. Quelli che più spesso sono coinvolti sono lo streptococco pneumonie, l’emofilo dell’influenza e la moraxella catarralis.

Le infezioni micotiche, cioè dovute a funghi, sono rare e riguardano quasi esclusivamente soggetti immunodepressi.

La rinosinusite può comparire anche come conseguenza di un’infiammazione della mucosa di natura allergica (per esempio in presenza di una rinite allergica) o, in alcuni casi, può essere riconducibile a infezioni dentali.

Uno dei fattori che può favorire la comparsa di rinosinusiti, soprattutto ricorrenti o croniche, è poi la presenza di un’anomalia o di un’ostruzione dei passaggi nasali, dovute, ad esempio, a un setto nasale deviato, a una ipertrofia dei turbinati (strutture ossee rivestite di mucosa poste in entrambe le fosse nasali, sopra gli sbocchi dei seni), o a poliposi nasale (sviluppo di escrescenze, denominate appunto polipi, all’interno del naso).

La rinosinusite cronica può rappresentare anche la manifestazione locale di un’infiammazione sistemica, come, l’asma, la fibrosi cistica e alcune patologie del sistema immunitario.

Tra i fattori che possono portare a un aumento del rischio di sviluppare una rinosinusite ricordiamo, infine, il vizio del fumo e/o l’esposizione al fumo passivo.

 

Come si manifesta la rinosinusite

Le manifestazioni principali della rinosinusite acuta comprendono:

  • rinorrea (naso che cola), con secrezione non trasparente, ma densa e purulenta (con muco giallo o verdastro);
  • rinorrea retronasale, cioè secrezione che cola lungo la parte posteriore della gola, sempre purulenta;
  • congestione nasale (naso chiuso);
  • dolore e dolorabilità al tatto e sensazione di pressione facciale (attorno agli occhi, alle guance, al naso o alla fronte), che peggiorano quando ci si china in avanti;
  • iposmia o anosmia, ossia alterazioni o perdita della capacità di percepire gli odori;
  • febbre.

È, inoltre, possibile sperimentare altri sintomi, tra cui:

  • mal di testa;
  • mal d’orecchio;
  • mal di denti;
  • alitosi (alito cattivo);
  • tosse;
  • stanchezza e affaticamento.

La rinosinusite cronica ha sintomi sostanzialmente sovrapponibili quella acuta (è meno comune la presenza di febbre), ma che perdurano per più di 12 settimane.

Nella maggior parte dei casi, una rinosinusite acuta di origine virale si risolve da sola. È bene, però, rivolgersi comunque al medico per un controllo, in particolare se:

  • i sintomi perdurano per più di 10 giorni e/o sono particolarmente intensi;
  • si hanno frequenti episodi di rinosinusite;
  • la sintomatologia non migliora nonostante un eventuale trattamento medico.

È inoltre consigliabile rivolgersi immediatamente al medico in presenza di uno o più dei seguenti segni e sintomi, che potrebbero essere spia di un’infezione più seria: dolore, gonfiore o arrossamento intorno agli occhi, febbre alta, stato confusionale, visione doppia o altri cambiamenti visivi, forte mal di testa e torcicollo.

La diagnosi della rinosinusite è essenzialmente clinica: durante la visita il medico raccoglie informazioni sui sintomi e sulla storia medica del paziente (come la presenza, per esempio, di altri problemi di salute) e procede all’esame fisico del naso e del volto.
Il ricorso ad altri esami, così come l’eventuale rinvio del paziente a uno specialista otorinolaringoiatra, in genere sono riservati ai casi più complessi, per esempio in presenza di forme ricorrenti o croniche o che non rispondono al trattamento, o nel caso di sospette anomalie anatomiche o di complicanze.

Tra gli esami che possono essere svolti rientrano:

  • esame colturale per individuare i microrganismi responsabili, in caso si sospetti una forma batterica. Si può raccogliere un campione di secrezioni dal naso o dai seni paranasali;
  • endoscopia nasale, che sfruttando un sottile e flessibile tubicino con luce e fibre ottiche, ispeziona l’interno delle cavità nasali;
  • TAC (o eventuale risonanza) dei seni paranasali, che mostra in dettaglio i seni e tutta l’area del massiccio facciale e può essere utile per rilevare eventuali anomalie o ostruzioni; viene usato anche in vista di un eventuale intervento chirurgico correttivo;
  • test allergologici, che possono essere richiesti se si sospetta un’infiammazione di natura allergica.

 

Come curare la rinosinusite

La rinosinusite virale tende a risolversi spontaneamente, eventualmente ricorrendo, sotto controllo medico, a rimedi per alleviare la sintomatologia, che possono comprendere:

  • farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per alleviare l’infiammazione, il dolore e/o la febbre;
  • lavaggi nasali mediante irrigazione di una soluzione fisiologica salina (si trova già pronta anche in spray), da fare quotidianamente, per migliorare la clearance mucociliare e aiutare a liberare le cavità e i seni nasali da detriti, sostanze irritanti e agenti patogeni;
  • corticosteroidi topici (spesso in spray), prescritti in alcuni casi dal medico per contrastare l’infiammazione e ridurre il gonfiore che restringe i passaggi nasali;
  • decongestionanti nasali, che aiutano a liberare il naso chiuso; è opportuno però assumerli solo per pochi giorni perché altrimenti possono determinare una congestione di rimbalzo, ovvero il ritorno del sintomo che combattono, ma in maniera più grave.

Possono essere utili anche inalazioni di vapore caldo (suffumigi) che, inumidendo le cavità nasali, contribuiscono a favorire il drenaggio del muco e ad attenuare il dolore e l’applicazione di un impacco caldo sul naso e sulla fronte, per aiutare ad alleviare la pressione nei seni paranasali.
Se i sintomi persistono per più di 10 giorni senza miglioramento o se peggiorano dopo un periodo di iniziale miglioramento, potrebbe trattarsi di rinosinusite batterica, per la quale il medico solitamente prescrive la terapia antibiotica.

Per le forme ricorrenti o croniche, il medico può valutare altre opzioni di trattamento oltre a quelle già descritte. In presenza di poliposi nasale, per esempio, può prescrivere corticosteroidi da prendere per bocca o, se l’infiammazione cronica è grave, specifici farmaci biologici.
In caso di rinosinusite su base allergica il medico potrà invece prescrivere antistaminici.
Infine, nei casi ricorrenti o cronici che non rispondono alla cura, in presenza di documentate ostruzioni o anomalie dei passaggi nasali, può essere preso in considerazione il ricorso alla chirurgia.

 

Come prevenire la rinosinusite

Per cercare di ridurre il rischio di sviluppare una rinosinusite, può essere consigliabile:

  • non fumare e cercare di evitare l’esposizione al fumo passivo;
  • umidificare correttamente l’aria degli ambienti in cui si vive, per contribuire al mantenimento di un’adeguata attività mucociliare delle mucose;
  • mettere in atto strategie utili per prevenire le infezioni delle vie respiratorie superiori, per esempio lavandosi spesso le mani ed evitando il contatto ravvicinato con persone che ne sono colpite;
  • se si è soggetti allergici cercare, per quanto possibile, di ridurre l’esposizione agli allergeni.